Elio Lutri e Stefano Carlo Vecoli dialogano, attraverso questo percorso espositivo, confrontandosi con Le città invisibili di Italo Calvino, facendo proprio il mito inteso come racconto per eccellenza, quello che spiega il mondo agli umani, quello maieutico che porta con sé nuove aperture e nuovi scenari. Lutri e Vecoli sono due figure creative molto diverse tra loro, eppure indubbiamente dimostrano di essere legati da diverse affinità, come la meticolosa attenzione ai dettagli e l’utilizzo della tavola come supporto. Artista–ingegnere, Lutri vede la vita come un’esplorazione e focalizza il proprio operato creativo sulla triade numeri/geometria/materia. Artista–architetto, Vecoli ha saputo creare, con intelligente ironia, il suo Olimpo contemporaneo. Grazie all’intelletto e alla curiosità culturale, i due artisti riescono a portare la narrazione in una dimensione onirica ma al tempo stesso densamente materica, concretizzando l’essenza della letteratura combinatoria tramite un corpus di oltre cinquanta opere.
Testi di Riccarda Bernacchi (curatrice), Luca Menesini, Pietro Paolo Angelini